Patrizia Mancini
Alle 22.15 del 23 maggio 2014 il giudice del Tribunale di prima istanza di Tunisi ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di Azyz Amami e Sabri Ben Mlouka per vizio di procedura, secondo la richiesta del team di avvocati della difesa.
Una sentenza che, sottolineando le circostanze arbitrarie dell’arresto dei due giovani, potrebbe creare un precedente importante per tutti i procedimenti in corso contro molti giovani che, meno famosi di Amami, si trovano sul banco degli accusati in circostanze simili a quelle del giovane blogger(legge 52).E’ il risultato del magnifico lavoro degli avvocati, un centinaio, di cui 26 presenti in aula. Fra questi Ghazi Mrabet, specializzatosi nella difesa dei giovani rappers, Leila Haddad e Cherifeddine Khalil che hanno seguito le vicende dei feriti della rivoluzione, Ayoub Ghedamsi e Oussema Helal. Azyz e Sabri si sono dichiarati innocenti e hanno entrambi accusato la polizia di aver messo dell’hashish nell’auto su cui si trovavano al momento del loro fermo. Il blogger ha inoltre affermato di essere stato malmenato e che, nonostante la richiesta del padre di poterlo sottoporre a un esame medico e di denunciare i poliziotti per percosse, il capo del commissariato della Goulette non ha fatto nulla. Azyz ha rifiutato di sottoporsi al test delle urine, anche se eseguito sotto la supervisione del tribunale, ritenendolo un attacco all’integrità fisica del cittadino. Nonostante ciò, ha dichiarato di avere fiducia nella giustizia. Sabri, da parte sua, ha parlato dei vari tentativi della polizia per convincerlo a denunciare l’amico in cambio della propria liberazione. Ha anche detto che se si fosse trovato da solo in auto, la polizia non avrebbe certamente fatto nulla e che la sua sola colpa è stata di trovarsi con Azyz.
Per tre ore si sono succedute le arringhe degli avvocati, poi una pausa di un’ora verso le 18, altre arringhe e alle 20 il giudice e gli avvocati si sono riuniti a porte chiuse per la discussione degli elementi portati a favore dei due imputati. Verso le 22 finalmente la sentenza liberatoria e il giubilo delle persone rimaste davanti al tribunale, alcune sin dalla prima mattina. Infatti dalle 9 una folla di alcune centinaia di persone ha mantenuto una pressione costante per la liberazione dei due giovani, improvvisando tipici comizi volanti “alla tunisina” e scandendo slogan per la liberazione di TUTTI i giovani ingiustamente incarcerati, a cominciare da chi avrebbe dato fuoco ai commissariati durante la rivoluzione. Il massimo della partecipazione si è raggiunto fra le 12 e le 13, con circa 800 presenze.
Il clima all’interno del tribunale non era dei migliori, data la presenza minacciosa e nervosa di un gruppo di “Rambo” con tanto di mitra a tracolla che decidevano arbitrariamente chi poteva accedere all’aula e chi no. Chi scrive è entrata senza alcun controllo, anche se insultata in dialetto tunisino all’entrata e successivamente invitata con una spinta ad alzarsi dai gradini del tribunale, durante la pausa dell’udienza. Per tutti è rimasto il mistero sulla collocazione dei bagni all’interno del tribunale, a causa delle contraddittorie indicazioni da parte dei poliziotti e del personale. Nell’aula era agevole identificare poliziotti in borghese mescolatisi fra il pubblico.
A detta dei più, il clima era identico a quello della dittatura.
Tuttavia, alle 22 ci si è momentaneamente dimenticati della polizia per dare sfogo alla gioia sfrenata, fra abbracci, lacrime di sollievo e youyous per poi dirigersi verso la prigione di Mornaguia dove il rilascio dei due giovani è avvenuto dopo la mezzanotte. Le dichiarazioni di Amami all’uscita dalla prigione sono state esplicite “Bisogna liberare tutti i giovani della rivoluzione. Questo è solo un nuovo inizio”.Un inedito corteo, all’esterno del carcere, con tanto di slogan contro la polizia ha poi accompagnato Azyz e Sabri verso le vetture che li hanno riportati a casa.
La liberazione dei due giovani è avvenuta indubbiamente grazie alla mobilitazione costante dei giovani tunisini e di parte dei vecchi militanti, ma anche dalla pressione internazionale che in Francia e in Spagna è stata ampia. I deputati socialisti della Catalogna hanno scritto direttamente al Presidente della Repubblica Moncef Marzouki per chiedere che venga rispettata la libertà d’espressione di tutti e che la legge 52 (che punisce il consumo di stupefacenti) non venga utilizzata per scopi diversi da quelli per cui è stata scritta.
Una tappa storica, dunque, nel lento processo della giustizia tunisina per affrancare i cittadini e le cittadine dalla pratiche poliziesche che ancora imperversano nel periodo post rivoluzionario.
Una lezione per i movimenti tunisini che dovrebbero guardare al coordinamento delle mobilitazioni per Azyz e Sabri come un modello per quelle a venire: organizzazione, unità, costanza e determinazione.
Vedremo come si svolgeranno i processi contro gli altri giovani tunisini, a cominciare da quello di a Kasserine di martedì prossimo dove compariranno Khaled e Issam Omri, fratelli di Mohamed Omri, ucciso dalla polizia nel gennaio 2011 i quali sono accusati di violenze durante la rivoluzione.
Perché, come scrive Gilbert Naccache, “ bisogna mettere fine a tutti i procedimenti giudiziari nei loro confronti e votare una legge di amnistia che comprenda tutti i fatti che vengono loro imputati perché il paese possa andare avanti.”
Perché si passi da uno Stato di polizia a uno Stato di diritto.
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