Intervista a Z – vignettista anonimo e attivista tunisino

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Giada Frana

Ha cominciato a fare delle caricature per caso, sette anni fa, e man mano è diventato un cyber-attivista, arrivando a criticare anche l’ex presidente Ben Alì.

Il suo pseudonimo, Z, potrebbe fare pensare a un giustiziere mascherato come Z o al film di Costa Gravas. Vive tra la Francia e la Tunisia e, nonostante la cosiddetta Rivoluzione della dignità (così come i tunisini preferiscono definire la Rivoluzione dei gelsomini) abbia portato a passi avanti per quanto riguarda la libertà di espressione, preferisce mantenere il suo anonimato.

 

 

Partiamo dal nome: come mai Z?

Questo pseudonimo è nato per caso: non ho pensato al significato che potesse avere questa lettera. Mi serviva uno pseudonimo facile e così ho scelto Z

 

Lei è architetto: Come ha cominciato a fare il caricaturista?

Nel 2007 mi sono interessato a dei progetti di urbanistica che riguardavano la periferia sud di Tunisi: si volevano costruire delle ville su un terreno di 700 ettari, in una maniera capitalistica. L’unico obiettivo era quello di attirare le persone ricche, senza aver fatto nessun confronto né con la collettività né con i professionisti. Da qui ho deciso di denunciare questo tipo di decisioni politiche riguardanti l’urbanistica. Piano piano ho cominciato a parlare anche della dittatura, attaccando il regime. Col tempo le mie caricature si sono evolute ed ora non sono solamente un blogger ma anche un caricaturista.

Sin dall’inizio ha aperto il blog “Debatunisie”, dove pubblicava le sue caricature

Il nome è l’unione di due parole, “Debat”, “dibattito” e “Tunisie”, “Tunisia” ed è legato al momento della mia vita in cui volevo che si parlasse di determinati soggetti e contestare proprio il fatto che in Tunisia mancasse un dibattito su più temi, dall’architettura, alla politica. Senza saperlo, passo dopo passo, mi sono ritrovato ad essere un cyber-attivista.
Essere un blogger ai tempi di Ben Alì non era per niente facile: oltre alla censura, si rischiava di essere arrestati dalla polizia.
Il mio blog è stato censurato ad un anno dalla sua apertura: il Ministero dell’Interno controllava il web e cercava di mettere a tacere le voci scomode.

Nel 2009 non sono stato direttamente minacciato, ma hanno arrestato la blogger Fatma Arabicca, accusandola di essere me. In quel periodo abitavo a Parigi e ho avuto paura.

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Da Parigi ho continuato a pubblicare le caricature sul blog, per dimostrare che in realtà Z non fosse lei e così dopo qualche giorno è stata rilasciata. Da quel momento ho cominciato a capire che non si trattava solo di qualcosa di virtuale, ma ero diventato un ricercato dalla polizia politica, la polizia incaricata di cercare gli attivisti.

Dopo la Rivoluzione ci sono stati dei progressi per quanto riguarda la libertà di espressione?

Sì, c’è stato un avanzamento vero e proprio: la rivoluzione ha portato i suoi frutti. La critica verso la politica e i politici ora è quasi libera, anche se rimangono dei temi tabù: la religione e il sesso. Abbiamo fatto cadere il tabù della politica, ora resta l’ultima barriera: c’è ancora della strada da fare. E’ una censura ridicola, ma la società tunisina è ancora conservatrice. Io cerco di scherzare su questi temi senza essere volgare. Per me la religione non ha ragione di essere considerata sacra nello spazio pubblico.

 

Che ne pensa di quello che è successo alla redazione di Charlie Hebdo?

Io sono dell’idea che bisogna disegnare il profeta Muhammad, Dio e tutto ciò che si può disegnare. Disegnare non può piacere a tutti: anche se si rischia la propria vita, bisogna continuare. Se qualcuno è contrario e non vuole vedere certi disegni, nessuno lo obbliga a farlo.

 

 

Perché ha deciso di restare anonimo, nonostante la maggior libertà di espressione acquisita in Tunisia?

So che i miei disegni possono dar fastidio a qualcuno. Preferisco rimanere anonimo per continuare ad esprimermi liberamente, senza tabù e senza che mi infastidiscano.

 

Oltre al blog, collabora con qualche testata tunisina o internazionale?

Non ho delle collaborazioni regolari: sono architetto e vivo di quello. Non ho bisogno di vendere: per questo mi rivolgo alle persone su internet, considerando anche che ultimamente sono pochi i giovani che comprano i giornali. Sono ricompensato dalla visibilità mediatica. A volte il Courrier International riprende i miei disegni. Ho collaborato con un giornale satirico tunisino, che ha chiuso da qualche mese, ma per quanto riguarda le caricature, era possibile farne sul sesso ma non sulla religione. Da qualche mese invece le mie caricature sono pubblicate sul mensile “Leaders”.

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Vai al IL BLOG DI Z

l’intervista originale è apparsa il 4 febbraio 2015 sul blog CTRL: http://www.ctrlmagazine.it/intervista-a-z-vignettista-anonimo-e-attivista-tunisino/