Il 16 luglio 2015 verso le 19.30 Houssem Saidi giornalista freelance tunisino è stato trovato morto dalla polizia nel centro di Algeri.
Il 20 luglio la salma è stata rimpatriata, dopo una prima autopsia eseguita in Algeria. Una seconda autopsia è stata eseguita sulla salma all’ospedale Charles Nicoles di Tunisi, dopo il rimpatrio. Il giorno dopo centinaia di persone hanno assistito, al cimitero di Djallez, alla sepoltura del giovane, morto in circostanze sospette.
La tesi di un assassinio premeditato è stata troppo rapidamente scartata dai servizi di sicurezza algerini.
Il 17 luglio il ministero degli affari esteri con un comunicato ufficiale ha annunciato di aver incaricato l’ambasciatore tunisino ad Algeri di prendere contatto con le autorità per aprire un’inchiesta sulla morte sospetta del giovane Houssem Saidi.
Il portavoce del ministero degli Esteri, Mokhtar Chauachi, intervenendo alla radio Shems FM, ha indicato che il padre della vittima aveva informato l’ambasciatore che suo figlio si trovava “in uno stato psicologico un po’ difficile” Ha aggiunto che potrebbe essersi trattato di un suicidio, secondo le prime informazioni ricevute dalle autorità algerine. Persone vicine al defunto ritengono questa dichiarazione affrettata, in assenza dei risultati dell’inchiesta e di un autopsia che possa confermare i fatti. Da parte sua, Mohamed Emine Hajjam, cugino della vittima, ha negato che il padre di Houssem abbia descritto lo stato psicologico del figlio come difficile.
Le autorità algerine hanno chiamato la famiglia per comunicargli che Houssem era stato gettato da un ponte, non capisco perché ora si parli di suicidio prima ancora di aprire un’inchiesta afferma preoccupato Mohamed Emine
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In parallelo, il ministro degli Esteri Taieb Baccouche ha promesso alla famiglia di prendere in mano il dossier e di aprire un’inchiesta “di parte e trasparente” e, riferendosi alle dichiarazione del portavoce del ministero Chaouchi, allude alla sua negligenza.
Il 20 luglio il Ministero della Giustizia annuncia di aver aperto un’inchiesta giudiziaria sulle circostanze sospette del decesso del giovane giornalista. Viene inoltre costituita una cellula di crisi da parte del Ministero degli Interni per accelerare l’investigazione.
Da parte algerina, alti funzionari della sicurezza e membri del parlamento hanno avviato una inchiesta che, in corso da domenica scorsa, non ha ancora prodotto un rapporto ufficiale. Ricordiamo che le autorità algerine hanno proceduto all’autopsia successivamente all’identificazione del corpo da parte del padre del defunto.
Minacce di morte
Il 29 maggio Houssem Saidi pubblica sulla sua pagina facebook il testo di una lettera di minacce in inglese che avrebbe ricevuto presso il suo domicilio a Hammamet.
Il 3 giugno si reca al Ministero degli Interni per sporgere denuncia e chiedere protezione e l’apertura di un’inchiesta sugli autori della lettera di minacce. Poco dopo, confiderà alla famiglia che il ministero non ha dato alcun riscontro alle sue richieste.
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Partenza per l’Algeria
Dopo aver spiegato alla famiglia di essere in pericolo di vita, Houssem decide di “sparire per un po’ dalla circolazione, il tempo che si attenuino le minacce contro di me”, secondo le parole della madre. Annuncia la sua partenza, senza citare la destinazione, pensando di proteggere in questo modo i suoi cari. L’8 giugno lascia il territorio tunisino per l’Algeria, senza fornire a nessuno i dettagli.
Due giorni prima della sua morte, Houssem aveva chiamato la madre al telefono per annunciarle che quelli che gli erano alle calcagna l’avevano trovato e che contava di andare immediatamente in albergo, fare le valige e rientrare in Tunisia. Sempre secondo la madre, Houssem le avrebbe confidato di avere l’intenzione di denunciare i suoi nemici e la loro agenda politica.
Non riuscirà a tornare. Due giorni dopo la telefonata alla madre, verrà trovato morto a seguito di una caduta da un muro alto circa 6 metri sul Boulevard Zighout Youcef. Secondo l’inchiesta algerina, l’incidente avrebbe avuto luogo qualche minuto prima della rottura del digiuno (il 16 luglio in Algeria si era ancora nel periodo del Ramadan, il mese del digiuno per i musulmani n.d.t.). Il luogo “dell’incidente” si trova in pieno centro, vicino alla stazione, di fronte al municipio e a qualche metro dal parlamento e da un commissariato di polizia per i cittadini stranieri. Secondo gli abitanti di Algeri, questo viale è un punto strategico. Molto frequentato, si tratta di un luogo permanentemente in sicurezza, data la presenza delle forze dell’ordine e di telecamere di sorveglianza. Per quanto riguarda un’ eventuale video-registrazione del momento del dramma, alcune fonti ufficiali algerine hanno detto alla famiglia di Houssem che le telecamere non erano in funzione al momento dell’accaduto.
Le stesse fonti hanno riferito che nella stanza d’albergo (Es-Safir, tre stelle) sembra che nulla sia stato rubato, a parte il suo computer e alcune carte e documenti.
Sui social networks
La rete è stata invasa dalla rabbia degli internauti che si sono indignati e hanno accusato le autorità di passività di fronte a un tale dramma, associando la morte di Houssem alla scomparsa in Libia dei due giornalisti Sofiane Chourabi e Nadhir Gtari, dei quali non si hanno più notizie da quasi un anno. Viene lanciata una pagina Facebook dedicata che elenca una serie di domande rivolte alle autorità le quali sembrano manifestamente disinteressarsi alla messa in opera di meccanismi di protezione per i cittadini e i giornalisti di investigazione, minacciati sia all’interno che all’esterno del paese (Libia e Algeria).
Perché lo Stato tunisino e il governo preconizzano la tesi del suicidio? La difesa di questa ipotesi da parte delle autorità indebolisce la credibilità dell’inchiesta.
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La famiglia Saidi si pone delle domande più che legittime ed esige delle risposte, si tratti di suicidio o di assassinio, è imperativo procedere con una seria inchiesta giudiziaria per chiarire questo mistero, martella il cugino
Pur non escludendo completamente la tesi del suicidio, i suoi cari non riescono a spiegarsi alcune circostanze della sua morte.
Perché sarebbe andato fino in Algeria per uccidersi? Perché farlo dopo un mese di permanenza? Perché aver chiamato la famiglia per dire che sarebbe ritornato, se aveva veramente l’intenzione di suicidarsi?
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Il percorso di Houssem Saidi
Houssem Saidi era entrato nell’AISEC nel 2006, ricoprendo diverse posizioni di responsabilità al suo interno, arrivando a presiedere il Comitato Nazionale dell’organizzazione nel periodo 2010/2011, prima di iniziare la sua vita professionale. Nel 2011 ha cominciato a scrivere articoli per Tunisia Live, un media tunisino in lingua inglese.
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Dopo uno stage in China per UC browser, è tornato in Tunisia dove ha lavorato come fixer per diversi giornalisti stranieri anglofoni di importanti media. Secondo chi gli era vicino, Houssem stava investigando sul coinvolgimento di alcune potenze straniere riguardo alcuni avvenimenti che hanno scosso la Tunisia. Mentre secondo altre fonti, Houssem stava portando avanti un’inchiesta su un progetto di installazioni di basi militari americane sul territorio tunisino.
Oggi la Tunisia dice ancora una volta no all’avvenire di uno dei suoi giovani, morto troppo presto. Lo Stato è capace di proteggere i suoi cittadini? Dove siamo a quattro anni dalla rivoluzione?
E’ vero che si stanno per installare basi militari americane in Tunisia?Quali saranno le misure che prenderanno le autorità di fronte a questi continui scandali?Un giorno riusciremo a sapere la verità?
Troppe domande rimangono ancora senza risposta in un momento in cui instabilità e insicurezza pervadono gli spiriti.
L’articolo integrale in francese è apparso il 22 luglio qui http://nawaat.org/portail/2015/07/22/mort-de-houssem-saidi-en-algerie-crime-ou-suicide-une-affaire-qui-impose-interrogation/
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