Armel Le Coz e Romain Slitine
A seguito delle dimissioni del sindaco di Sayada, Lotfi Farhan, un tunisino estremamente impegnato nella transizione democratica e la cui esperienza municipale è servita da modello per i membri dell’Assemblea Costituente, Armel Le Coz1 e Romain Slitine,2 dell’associazione Démocratie Ouverte si domandano: “Quello che è appena successo a Sayada è il segno di una rimessa in discussione della transizione democratica tunisina nel suo insieme?”.
Si è licenziato lo scorso lunedì 26 ottobre. Il suo nome è Lotfi Farhan e da quattro anni era il sindaco di Sayada, graziosa cittadina portuale nel nord-est della Tunisia.
La storia ha inizio nel 2011, poche settimane dopo il rovesciamento del potere di Ben Ali.
I rappresentanti municipali di allora, tutti “eletti” del partito ufficiale Raggruppamento Costituzionale Democratico (RCD, il partito di Ben Alì), vengono rimossi. In assenza di un governo centrale stabile, di partiti politici strutturati e di un qualsiasi quadro giuridico atto designare nuovi rappresentanti locali, sono i cittadini, i sindacati e le associazioni che propongono liste di personalità competenti e “ineccepibili”: ovvero persone che non sono mai state compromesse con il vecchio regime.
In tutto il paese si creano consensi per designare i rappresentanti che si occuperanno transitoriamente – fino al 2016 – delle attività di ciascun comune. A Sayada, Lotfi Farhan, professore di matematica all’università, viene quindi designato per diventare sindaco – senza ricevere alcun tipo di retribuzione -, accompagnato da 7 consiglieri municipali e da 36 dipendenti dell’amministrazione locale.
In 4 anni, Sayada (12.000 abitanti) è diventata il “laboratorio democratico” della Tunisia. Il comune è riuscito a guidare una transizione esemplare: si è assistito al passaggio da un modello chiuso, non trasparente e corrotto a un funzionamento aperto, trasparente e partecipativo. Ha fornito un esempio talmente notevole che i deputati dell’Assemblea Costituente si sono ispirati a questa esperienza per illustrare i principi di democrazia partecipativa, sanciti dalla nuova Costituzione. Anche i media e gli esperti internazionali (Banca Mondiale) si sono appassionati all’esperienza di Sayada. Eppure, non si è trattato di un miracolo, ma del desiderio inesauribile di dimostrare che è possibile fare politica in modo diverso.
Com’è stata possibile questa rivoluzione democratica locale? Qui, a Sayada, non sono stati pronunciati discorsi esaltati, né sono state formulate grandi teorie sulla democrazia, ma semplicemente sono state compiute azioni concrete e pragmatiche. E’ stato decisivo l’incontro tra il sindaco e il presidente di un’associazione locale, C Libre. Quest’ultimo, Nizar Kerkeni, ha proposto, in prima istanza, di creare un sito web open source per consentire la pubblicazione di tutte le informazioni sul municipio. “Bingo!”, ha risposto il sindaco. L’operazione ha avuto inizio con la pubblicazione dei verbali di tutte le riunioni, delle commissioni e dei consigli municipali. Questa iniziativa ha scaturito l’innescarsi una prima dinamica con i cittadini più informati, i quali hanno richiesto più volte azioni da parte del sindaco.
La squadra municipale, tuttavia, si è trovata abbastanza presto a dover fronteggiare un grave problema: le casse della città erano vuote e le tasse locali, principale risorsa della comunità, non venivano più ritirate da mesi. Il sindaco e l’associazione C Libre hanno deciso allora di pubblicare il bilancio dettagliato del comune con tutte le entrate e le spese della comunità.
Questa iniziativa, senza precedenti, è stata uno choc per i cittadini. Molti di loro hanno capito che se avessero continuato a venir meno al loro dovere di contribuenti, sarebbe stato un disastro per tutta la città: non ci sarebbe stata più le possibilità di pagare i funzionari municipali e si sarebbe andati incontro alla fine dei servizi pubblici locali.
La mobilitazione è stata all’altezza della nuova presa di coscienza: “i ricavi della città sono improvvisamente aumentati di circa il 20%”, ha detto il sindaco. Allo stesso tempo, i molti cittadini di Sayada residenti all’estero, poiché avevano l’accesso online ai dati finanziari dell’amata città, si sono interessati ai problemi del “bled” (termine dialettale che significa “paese di origine”). Sono nate delle associazioni, a Parigi e a Lione, per raccogliere fondi per l’acquisto di un camion per la spazzatura, o di automobili per la polizia e per altri servizi municipali.
Dopo l’apertura dei dati (open data) la squadra municipale si è impegnata nell’apertura della governance al territorio (open gov) e nella somministrazione di una serie di mini referendum ai cittadini su argomenti che li toccavano da vicino. Ancora una volta, è stato il sito internet della città a permettere di organizzare facilmente tali consultazioni, per esempio: sulla riqualificazione di un incrocio pericoloso, sulla ristrutturazione di alcune strade, sul bilancio di previsione. Tra il 100 e il 400 abitanti di Sayada hanno partecipato alle votazioni su internet, e, per ogni proposta, il sindaco si è impegnato a seguire le raccomandazioni degli abitanti.
Tuttavia, per consentire a un numero sempre maggiore di persone di partecipare a questo nuovo modo di gestire gli affari della città, era rimasto ancora un punto su cui lavorare: la promozione dell’accesso per tutti ai servizi online offerti dal municipio. La squadra municipale, accompagnata da un’associazione americana, è riuscita a installare una rete di antenne wifi interconnesse sui tetti di molte case ed edifici municipali. Risultato: una rete wireless pubblica, denominata “Libera Sayada”, che ha consentito a tutti gli abitanti di connettersi gratuitamente agli strumenti democratici della città dai loro telefoni, per strada o dalle terrazze dei caffè.
Dopo questi successi, come spiegare la decisione del sindaco di Sayada di dimettersi?
La decisione si deve alla stanchezza nel dover affrontare le pressioni da parte delle autorità statali e da parte di certi partiti politici che cercano di riprendere il potere a Sayada.
Regolarmente, l’azione del sindaco è stata controllata e ostacolata: lui da fastidio, e glielo si fa sapere. Sembra che più il 14 Gennaio 2011 si allontani, più in Tunisia tornino a germogliare i vecchi demoni: gerarchia, opacità, controllo, intimidazione, corruzione … Le disposizioni dell’art. 139 (3) della nuova Costituzione che promuovono la democrazia partecipativa sono lungi dall’essere applicate nel paese.
Ciò che è appena successo a Sayada è dunque il segno di una rimessa in discussione della transizione democratica tunisina nel suo complesso?
La bandiera del turismo a mezz’asta, l’economia in caduta libera, l’insicurezza dilagante, attacchi e omicidi politici. Sono molti i tunisini che hanno espresso una grande delusione rispetto alle aspettative causate dalla primavera araba.
Tuttavia, molti cittadini e associazioni, come Bawsala, Doustourna o Lam Echaml vegliano, agiscono e continuano a creare innovazioni al servizio della democrazia. Il loro lavoro e la loro presenza sono essenziali.
L’effervescenza democratica della società civile riconosciuta dal premio Nobel per la Pace deve continuare nonostante le difficoltà … Lotfi Farhan ha dichiarato: “quello che abbiamo raggiunto non deve assolutamente essere considerato eccezionale. Dovrebbe essere la regola ovunque in Tunisia”. Speriamo che la storia gli dia ragione!
Note:
1. Armel Le Coz è Presidente e co-fondatore di Démocratie Ouverte. E’ anche il fondatore di Territoires Hautement Citoyens, un programma che propone alle collettività locali di effettuare una transizione democratica sperimentando forme aperte di governance.
2. Slitine Romain, fondatore di Odyssem, è docente a Sciences Po di Parigi. E’ co-autore con Elisa Lewis di un libro sulle innovazioni democratiche del mondo (che sarà pubblicato nel 2016 da La Découverte).
3.“Le autorità locali adottino gli strumenti della democrazia partecipativa e dei principi della governance aperta, al fine di garantire una più ampia partecipazione dei cittadini […]”
L’articolo originale è apparso il 26 ottobre 2015 sul magazine online Mediapart.
Follow Us