La Tunisia in prospettiva: le dieci sfide del 2016

tunisie Benoît Delmas

Dopo un 2015 difficile sotto molti punti di vista, la Tunisia dovrà affrontare alcune tematiche fondamentali per ritrovare un buon indirizzo economico, politico e sociale.

Analisi

Economia: piano quinquennale 2016-2020

Si tratta del grande progetto del governo. L’alfa e l’omega del mandato del Primo Ministro Habib Essid. Un progetto destinato a rimettere il paese nella direzione della crescita e dello sviluppo. Ci si sta lavorando da più di dieci mesi.. Yassine Brahim, Ministro dello Sviluppo, già annuncia “un tasso di crescita del 5%” nel quinquennio 2016-20120. La Tunisia riunirà i finanziatori all’inizio di giugno per vendere questo piano a livello internazionale. Alcuni grandi progetti saranno sottomessi agli investitori di tutto il mondo. L’esecutivo punta molto sui paesi del Golfo. Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita…Nazioni che si confrontano con la caduta del prezzo del petrolio, arrivato in questi giorni a circa 34-35 dollari a barile. Le visite del Presidente della Repubblica Beji Caïd Essebsi (BCE) e di Habib Essid in questi paesei si stanno moltiplicando.

Stato sociale: incanalare le frustrazioni

Disoccupazione (15,3 %), inflazione (5 %),marginalizzazione delle regioni dell’interno(40 % di disoccupati in alcuni governatorati) … Innumerevoli sono i cantieri che la Tunisia deve aprire. Il Ministro per l’impiego e la formazione professionale, Zied Ladhari, recentemente spiegava, di fronte ai giovani direttori d’azienda del CJD (Centre des jeunes dirigeants) come il “livello di frustrazione dei giovani” sia più che preoccupante. La Tunisia non crea quasi nessun posto di lavoro e non esiste alcun sistema di indennizzo per i disoccupati. Il terrorismo, installatosi nel centro del paese, impedisce qualsiasi sviluppo economico.Un circolo vizioso che favorisce i recrutatori dell’odio, sia dell’Isis che dell’Aqmi, la filiale magrebina di Al Qaeda.

Unione europea : portare a buon fine le negoziazioni

Il 13 ottobre 2015 la Tunisia e l’Unione Europea hanno ufficialmente intrapreso la maratona che dovrà condurre, fra qualche anno, a un trattato di libero scambio completo e approfondito, l’Aleca. La Tunisia beneficia di un accordo con la UE dal 1995. Il Ministro del Commercio, Ridha Lahouel, ha detto alla commissaria europea Cecilia Malmström che la Tunisia “respingerà (respingerebbe) tutto quello che non sarà nell’interesse del paese” . Un primo round classico dove ciascuno traccia le sue linee rosse. Obiettivo: facilitare l’accesso al mercato europeo dei prodotti tunisini. Un mercato di 500 milioni di potenziali consumatori “ L’esportazione è l’unica via per far aumentare la crescita”, secondo il Ministro.

Gestione del territorio: decentralizzazione contro ipercentralizzazione

In un paese in cui tutto parte da Tunisi, dove i libri firma dei ministri sono stracolmi di decisioni che dovrebbero essere prese a livello locale, il progetto per la decentralizzazione viene giudicato di vitale importanza. Dovrebbe essere nell’agenda dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (il Parlamento) nel 2016. Permetterebbe una maggiore prossimità,  e dunque  efficacia amministrativa, con le regioni lontane dal potere centrale. Questa questione è legata strettamente a quella delle elezioni municipali.Il testo di questa legge organica non è ancora stato messo a punto.

Elezioni: gestire le municipali

Previste per il 2015, annunciate per il 2016, le elezioni municipali non si svolgeranno prima del 2017. Manca la volontà politica. L’ISIE, l’istituzione indipendente incaricata dell’organizzazione degli scrutini, attende il suo foglio di via per poter mettere in musica lo spartito municipale. Quasi 8 milioni di tunisini/e saranno chiamati alle urne. La futura Tunisia conterà 264 comuni ripartiti su 24 governatorati. Da  dopo la rivoluzione sono le delegazioni speciali che amministrano  le città. Solo la formazione islamista di Ennahdha sembra pronta per affrontare le urne. La sua base militante conta 800.000 aderenti. Un enorme vantaggio per radicarsi nel territorio.

Diritti dell’uomo:rispettarli di più

Se i finanziatori non sono tutti esempi di virtù, tuttavia sono preoccupati dai segnali che lo stato tunisino  da molti mesi sta inviando . Arresti arbitrari, ritorno della tortura, condanne di omosessuali per “sodomia” (articolo 230 del Codice penale), utilizzo abusivo dell’articolo 52 (consumo di stupefacenti) per mettere il bavaglio a membri della società civile, estromissione del Direttore generale della televisione nazionale da parte del primo ministro, mentre sarebbe stata competenza dell’HAICA (l’autorità indipendente che regola l’audiovisivo), gli strappi alla Costituzione si stanno moltiplicando.… Molti organismi internazionali rivedono al ribasso le loro azioni sul posto. Il Ministro degli Interni chiede alla sua base di ricordarsi dello slogan del 2011”Una rivoluzione per la dignità”. Numerose voci chiedono l’abrogazione degli articoli 52 e 230 del Codice penale. Il presidente della Repubblica Essebsi coglierà l’occasione? Su quattro premiati con il Premio Nobel per la pace, soltanto la Lega Tunisina per i diritti dell’uomo ha espresso viva inquietudine. La presidente dell’Utica (il padronato tunisino), premiata con il Nobel, ha dichiarato: “ Se è necessario essere più severi dal punto di vista delle libertà per garantirci la sicurezza, io sono del parere che occorra scegliere questa opzione”

Politica: ricostruzione del bipartitismo in corso

La telenovela dell’implosione del partito al potere, Nidaa Tounes, sarà durata un trimestre. Il 1° novembre una milizia armata di bastoni ha impedito la tenuta di un congresso del partito al potere. Epilogo il 20 dicembre con le dimissioni del segretario generale del partito Mohsen Marzouk. Nella stessa logica l’ex consigliere di Essebsi  annuncia la creazione di un nuovo movimento politico. Gli islamisti di Ennahdha terranno il loro congresso nelle migliori condizioni questa primavera. La ricomposizione politica subirà un’accelerazione con l’avvicinarsi delle elezioni municipali. Il bipartitismo sancito dalle legislative 2014 dovrà subire delle modificazioni. Quanto all’opposizione, quasi inesistente sullo scacchiere parlamentare, è una pagina bianca. A parte il Fronte Popolare (Fronte della sinistra tunisina) che conta 15 eletti, nessuna forza sembra in grado di emergere .I giovani, già stanchi delle promesse non mantenute dal 2011 da cinque governi consecutivi, si disinteressano della politica.

Sicurezza: affrontare meglio il terrorismo e convivere con la Libia

La questione della sicurezza rimane la più ardua. La Tunisia è il primo paese esportatore di manodopera verso le zone di guerra che sono la Libia e la Siria. Secondo l’istituto nordamericano Homeland, sono più di 6000 coloro i quali si sono uniti all’Isis. Il rientro di questi guerriieri pone numerosi problemi. D’altra parte, il vicino libico è una fonte continua d’inquietudine.Le catture di ostaggi sul territorio libico si sono moltiplicate durante il 2015, moneta di scambio per le milizie per ottenere la liberazione di libici incarcerati in Tunisia. Il Ministro degli affari esteri Taïeb Baccouche, ha chiesto una moratoria degli arresti dei libici sul suolo tunisino. E ritiene che, in assenza di uno Stato di diritto a Tripoli o a Tobruk, occorra estradarli. Sono in corso delle trattative di pace. La Libia è un partner economico fondamentale per la Tunisia.

Economia. Affrontare il settore informale e la corruzione

Questo tema, evocato a tutti i livelli, impedisce lo sviluppo economico della Tunisia. Il settore informale rappresenta circa il 54% delle entrate del settore privato. I ventitré anni della presidenza di Ben Alì hanno profondamente radicato la cultura della bustarella e dell’imbroglio. Un recente studio valuta che la piccola corruzione rappresentava un giro di 1, 2 milioni di dinari al giorno. La Banca Mondiale ha indicato in un rapporto che il 50% dell’economia privata era confiscata da un pugno di famiglie. Su questo argomento, silenzio radio, salvo vaghe dichiarazioni pontificanti.

Educazione nazionale: rimettere in sesto il sistema

Néji Jalloul condivide con Slim Chaker,ministro delle Finanze, il lavoro più complicato al mondo. Spetta a lui rimettere in sesto il sistema educativo obsoleto che “produce analfabeti bilingue”, secondo l’espressione del saggista Youssef Seddik. L’uomo con le spalle da rugbysta ha preso di petto l’assenteismo (5000 insegnanti non vanno mai al lavoro), il business lucrativo delle lezioni private (passaggio obbligato per molti allievi per ottenere i favori dei loro professori), le  infrastrutture vacillanti di centinaia di istituti e i “numerosi affari di corruzione”, accertati all’interno del suo ministero. L’uomo ha resistito agli scioperi a ripetizione. Tutti i giorni si chiedono le sue dimissioni. La sua determinazione sembra irremovibile.La l’eredità della dittatura mina la scuola dalla primaria fino all’insegnamento superiore (che non è di sua competenza) . L’insegnamento di base instaurato da Ben Alì – imparare a memoria, soprattutto non saper ragionare, né criticare -. ha sacrificato un’intera generazione – La stessa che insegna alla nuova generazione. I cantieri da aprire rappresentano un’impresa titanica: dalla formazione dei professori al rinnovamento delgli istituti scolastici, dalla lotta contro le aggressioni agli insegnanti alla inadeguatezza dei giovani diplomati nei confronti del mondo del lavoro. Senza dubbio si tratta della sfida numero uno del paese.

E come bonus far sparire il fax

Può sembrare aneddotico, ma non più di tanto.La Tunisia vive su Facebook, più di 5 milioni di account, mentre sopporta un’amministrazione che carbura via fax. La cultura della mail non si è  ancora imposta nell’amministrazione. Non tutti i 650.000 funzionari dell’amministrazione hanno un indirizzo di posta elettronica ufficiale e, se lo l’hanno, non lo usano. Al parlamento l’incaricato della comunicazione chiede ai giornalisti desiderosi di essere accreditati di mandare un fax, anche se gli state porgendo i documenti richiesti…

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l’articolo originale è apparso il 4 gennaio 2016 : http://afrique.lepoint.fr/economie/prospective-tunisie-les-dix-defis-de-2016-04-01-2016-2006831_2258.php

Traduzione dal francese a cura di Patrizia Mancini