Giada Frana
“Le pressioni esercitate sulla Tunisia devono finire: bisogna che l’Unione Europea si impegni ad accogliere i rifugiati sul suo territorio e sostenga la Tunisia nel consolidamento dello stato di diritto e nella lotta contro il terrorismo”:
Così si legge in un comunicato stampa firmato da 31 ong tra Tunisia, Italia e Germania“.
L’antefatto? Un articolo sui media italiani che riportava come la Tunisia avesse accettato di ricevere migranti di qualunque nazionalità – 200 al mese – partiti dalla Libia e intercettati in acque extraterritoriali in cambio di sostegno finanziario e lotta contro il terrorismo, non prima di aver stabilito se la Tunisia potesse essere definita formalmente “Paese terzo sicuro”. Una notizia smentita dallo stesso premier tunisino Youssef Chahed, a cui già la Merkel, in un recente incontro a Berlino, aveva chiesto di creare dei campi per migranti in Tunisia, dimenticando che la Tunisia, ad oggi, non ha una legge sul diritto di asilo.
“La lotta contro il terrorismo riguarda sia l’Europa che la Tunisia – si legge ancora nel comunicato -. La Tunisia non dispone di nessuna legislazione sul diritto di asilo e non ha la capacità di accogliere chi necessita di protezione internazionale”.
“Non è chiaro ciò che si sta negoziando – riferisce Debora del Pistoia, responsabile Cospe (tra i firmatari del comunicato) e referente per la testata Osservatorioiraq.it in Tunisia -. Gli accordi sono stati smentiti sia dalla Tunisia che dall’Italia, ma ci sono sicuramente delle negoziazioni in corso. Negoziazioni che sposterebbero la frontiera europea in Africa, tentando di convincere Tunisia e Libia ad accogliere i migranti e ad essere loro stesse responsabili delle procedure d’asilo. Ma la Tunisia non ha una legge sull’asilo e anche tecnicamente sarebbe complicato, senza contare che il criterio del Paese terzo sicuro è un oltraggio al diritto di asilo.
Sono le stesse logiche che si applicavano ai tempi di Ben Alì e Gheddafi, trasformando Tunisia e Libia nei ‘poliziotti d’Europa’. Si sta giocando sulla pelle dei cittadini, europei e non, facendo degli accordi in una totale assenza di informazioni e in mancanza di rispetto delle leggi democratiche. La società civile deve invece essere coinvolta in questo tipo di negoziazioni: è una rivendicazione da portare avanti”.
Intanto lo scorso 23 febbraio Mazin Abou Shanab, rappresentante dell’UNHCR, l’Alto Commissariato per le Nazioni Unite per i Rifugiati, in un incontro a Tunisi ha dichiarato che il governo tunisino sta elaborando un progetto di legge sul diritto di asilo che, una volta adottato, organizzerà il processo di integrazione dei rifugiati e l’ottenimento dell’asilo in Tunisia. Sempre secondo lo stesso, sarebbero circa 700 i rifugiati presenti sul suolo tunisino, di 23 diverse nazionalità, soprattutto siriani. Abou Shanab ha inoltre sottolineato come l’UNHCR operi al momento per assicurare un’integrazione provvisoria ai richiedenti asilo in Tunisia, ricordando gli obiettivi del 2017: allargamento dello spazio di protezione dei rifugiati in Tunisia, miglioramento delle loro condizioni di vita e creazione di un vero e proprio sistema nazionale d’asilo
L’articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2017 su “L’Eco di Bergamo”
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