Mejel Bel Abbès: inchiesta su diffusione dell’epatite A e cattiva gestione dell’acqua

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serbatoio dell’acqua di una delle scuole a Majel bel Abbés Crédit photo: Zoé Vernin -FTDES

Zoé Vernin, Coordinatrice del dipartimento Giustizia sociale e ambiente per il ‎Forum Tunisien pour les Droits Economiques et Sociaux (FTDES) in collaborazione con l’Osservatorio Tunisino dell’Acqua.

I pozzi dei cammelli di Monsieur Abbes”: conosciuta in questo modo in passato, la piccola città di Mejel Bel Abbès oggi è malata. Manca l’acqua, oppure quella disponibile non è più potabile. Lo scorso aprile Montasser, 6 anni, ha contratto l’epatite A a scuola ed è morto. Le autorità hanno proclamato lo stato epidemico, ma a mezza voce, in un territorio dove si lotta e si manifesta da molto tempo, rivendicando lo “sviluppo”.

Mejel Bel Abbès si trova all’ interno di un triangolo formato da Kasserine, Sidi Bouzid et Gafsa. È una delle tredici delegazioni di Kasserine, classificata 261° su 264 in Tunisia, secondo un indicatore di sviluppo regionale. L’epidemia di epatite A è un sintomo di questa marginalizzazione? Tra le cause di sviluppo e propagazione di questa malattia, la gestione delle risorse idriche e delle infrastrutture. Una cattiva gestione è un problema cruciale sia sul piano dell’accesso che sul piano della qualità.

La situazione di Mejel Bel Abbès è drammatica sotto ogni punto di vista.

Andatevene , andavetene, mostri”

Arriviamo a Mejel Bel Abbès giovedì 11 maggio, dopo aver percorso 60 km da Kasserine sotto un cielo basso e bianco, che copre piane semiaride e quasi desertiche. Quando quasi non ci speravamo più, scorgiamo finalmente una città all’orizzonte. Abbiamo appuntamento con Abdallah e Yassine, abitanti di Mejel Bel Abbès et membri attivi de l’Union des Diplômés Chômeurs, l’UDC(Unione dei laureati disoccupati ). Con un tasso di 45,35% di laureati disoccupati (il tasso più elevato di tutto il governatorato di Kasserine), la sezione locale de l’UDC conta 200 adesioni. L’UDC ha un ruolo motore nei movimenti locali che rivendicano sviluppo e acceso ai servizi di base, manifestando circa ogni due mesi. Segnato dalla marginalizzazione, questo territorio si trova in un governatorato (Kasserine) considerato come “vittima d’esclusione socio-economica in Tunisia” .

Abdallah et Yassine ci parlano delle ultime azioni organizzate nel mese di aprile. L’aggravarsi della situazione sanitaria legata all’epidemia di epatite A ha contribuito ad acuire le inquietudini e i sentimenti di ingiustizia e ha finito per canalizzare la mobilizzazione: “Sin dai primi segni di infezione in dicembre, il personale scolastico ha cercato di allertare, ma invano. La situazione è rimasta un tabù. In aprile,ha avuto luogo una giornata di protesta, poco prima del decesso di Montasser”, spiega Yassine.

Come molti altri bambini di Mejel Bel Abbes, Montasser, 6 anni, ha contratto l’epatite A a scuola. A causa della mancanza di farmaci nel dispensario del paese e all’ospedale regionale di Kasserine, è morto il 21 aprile all’ospedale di Sousse, lontano da casa.

Il 24 aprile gli abitanti di Mejel Bel Abbès, sostenuti da diverse organizzazioni (Unione dei Laureati Disoccupati e il sindacato UGTT di Mejel Bel Abbès) hanno indetto una manifestazione e uno sciopero generale che ha coinvolto il settore del commercio, gli istituti scolastici, le imprese e le amministrazioni pubbliche.

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Al centro la foto di Montasser “Koulna Montasser – siamo tutti Montasser”. A destra “Mejel Bel Abbès: la zona industriale? I progetti bloccati? I servizi di base? La discriminazione positiva?” ..Crédit photo: FTDES

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Slogan e cartelli testimoniano l’insieme delle problematiche di Mejel Bel Abbès: Per Yassine “le rivendicazioni sono chiaramente legate. Prima di tutto, chiediamo chiarimenti alle autorità sull’urgenza della situazione sanitaria, in particolare riguardo l’aumento costante del cancro al seno per le donne e, in questo momento, l’epidemia di epatite A che è legata alle lacune nei servizi di distribuzione dell’acqua e all’assenza di servizi di bonifica. Oltre ciò, le autorità potrebbero rilanciare i progetti che sono rimasti bloccati, come quelli per le linee di trasporto, per l’installazione di una zona industriale, per l’elettrificazione dei pozzi e delle trivellazioni già esistenti. Infine, noi chiediamo l’accesso all’informazione e la messa a disposizione dei dati. Nel caso dell’epatite A, per esempio, le autorità non hanno voluto riconoscere la situazione, o ne hanno minimizzato la gravità, sottostimando le cifre”. La mancanza di diffusione o di chiarezza nelle informazioni ha verosimilmente ritardato la presa di conoscenza dell’ampiezza dell’epidemia, ma soprattutto non ha permesso d’arginarla e dunque di curarla conseguentemente(….).

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Foto: “Andatevene, andatevene, andatevene, mostri! L’epatite ci ha ucciso, e voi, voi non l’avete capito! Crédit photo: FTDES

C’è stato anche un tentativo di mettere sotto accusa le scuole per non aver preso le misure necessarie di pulizia e igiene e di colpevolizzare i genitori di Montasser: un rapporto del Ministero della Sanità, con tanto di analisi mediche, indica che il bambino è deceduto a causa di “un’epatite tossica”, o a causa di “un’epatite non virale provocata dall’automedicazione, in particolare provocata da erbe tossiche”. Il pediatra di Montasser avrebbe subito delle pressioni, in quanto avrebbe contestato queste conclusione sottolineando che Montasser era effettivamente malato di epatite A.

Durante la nostra visita a Kasserine Leila Hajji, gastroenterologa ci ha spiegato che “Non è possibile sviluppare un’epatite tossica senza aver prima contatto un’epatite A. Allora se l’epatite tossica può essere l’effettiva causa di morte – dato che ’epatite A ha una bassa percentuale di mortalità – la domanda da porci è: perché il bambino ha preso delle piante medicinali? Molto probabilmente per curarsi e per calmare i dolori in assenza di alternative.. L’epatite A, essendo un’infiammazione del fegato, può provocare, tra le altre cose, dei forti mal di testa e diarrea”. L’argomento dell’epatite tossica sembra quindi iscriversi in una strategia di disinformazione e sembra essere quindi un ulteriore mezzo per distogliere l’attenzione dalla crisi sanitaria il cui segnale è l’epatite A.( …)

In un’intervista alla stampa, Ahlem Gzaran, direttrice della Medicina scolastica e Universitaria, definisce ormai “l’epatite A come un’epidemia continua in Tunisia, dato che sono stati registrati 1467 casi nel 2016 e 515 nei soli mesi di gennaio e febbraio 2017”. Secondo i censimenti, afferma, “le regioni più colpite sono Kasserine, Sidi Bouzid, Gabès, Kairouan, Mahdia e Sousse”. E’ stata annunciata la formazione di un comitato di specialisti il cui obiettivo sarà l’eliminazione della malattia e un programma di vaccinazioni contro l’epatite A per l’anno 2018”. Ma basterà a fronteggiare l’urgenza?

Tra le cause infettive dell ’epatite A e E vi sono un insufficiente approvvigionamento idrico, nonché un livello di igiene scarso”. L’epatite A è considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una malattia legata all’acqua. La trasmissione avviene per via oro-fecale da persona a persona o attraverso alimenti o acqua contaminati: Inoltre, la vaccinazione sembra illusoria per le malattie legate all’acqua e il costo (40 dinari) a carico della famiglia è un ulteriore difficoltà.

Le scuole di Mejel Bel Abbès, focolaio dell’epidemia, mancano di acqua potabile

A Mejel Bel Abbès, la trasmissione delll’epatite avviene soprattutto nelle scuola elementare. Ci siamo resi conto come effettivamente il problema dell’ epatite A e quello dell’acqua siano collegati all’interno di tre scuole.

Nella scuola elementare El Abbassia, al centro di Majel Bel Abbès e frequentata da Montasser : “l’assenza di cloro nell’acqua è stata messa in evidenza in un rapporto e poi cancellata”afferma Omar, il direttore che ci ha ricevuto in loco.

Omar ci ha spiegato che, dato che direzione sanitaria non voleva dare le cifre esatte, ha catalogato lui stesso le diagnosi. Alla fine un quarto degli alunni è risultato infettato. Nel momento in cui ci mostrava 52 certificati medici, un professore è entrato nella sala e ha messo sul tavolo un 53° certificato. Ricorda di aver dichiarato a dicembre la prima infezione e di non aver ottenuto nessuna risposta dalle autorità competenti. A gennaio ha insistito perché venisse effettuato un controllo sanitario da parte dei servizi del Governatorato La sua richiesta verrà accolta solo a febbraio. Secondo lui, il numero di casi di epatite dichiarati da questi servizi minimizza il numero reale di allievi infetti. In effetti, il registro dei casi dichiarati nel 2017 dal servizio regionale di Sanità nel governatorato di Kasserine ne recensisce solo 11 nella scuola Abbassia in quel periodo.

Omar ci informa anche del fatto che nel primo rapporto redatto dopo la visita dei servizi “l’assenza di cloro nell’acqua in origine era stato rilevata e menzionata, in seguito è stato cancellata con un pennarello, in modo di poter dichiarare l’acqua potabile”. Ci spostiamo poi verso il solo punto della scuola in cui è disponibile l’acqua, i blocchi sanitari allacciati ai servizi della SONEDE (Società nazionale di distribuzione dell’acqua). “Oggi l’acqua è chiusa, come per la maggior parte del tempo” ci mostra Omar. I blocchi sanitari sono puliti e in buono stato ma “non è così facile garantire un livello di salubrità minima senza l’ acqua e con un budget annuale di 105 dinari ( neanche 52 euro n.d.T) . Questa cifra deve bastare sia per acquistare prodotti di pulizia che quaderni e matite” dice Omar con un tono sconfortato. Ala, dell’Osservatorio Tunisino dell’Acqua, constata che “la distanza che separa le fosse biologiche dai blocchi sanitari è molto inferiore al limite regolamentare, il che può rivelarsi come uno dei fattori che acuiscono il sorgere e il propagarsi della malattia.

Nella scuola primaria Sidi Rabeh “i bambini vengono con la loro bottiglia d’acqua”

Riprendiamo la strada per allontanarci dal centro città e ritroviamo le piane aride dove le abitazioni si diradano poco a poco. Ci fermiamo in una località che conta poco più di una decina di case e una piccola scuola che accoglie 42 bambini dei dintorni: Sidi Rabeh.

La scuola ha dei blocchi sanitari puliti e in buono stato, ma anche qui non c’è acqua. Allacciato non alla SONEDE, ma a un Gruppo di Sviluppo Agricolo (GDA), questo sistema di approvvigionamento non assicura il fabbisogno d’ acqua della scuola. Cosi, ogni 15 giorni la scuola fa arrivare una cisterna per riempire la riserva di 30 m3, il che viene a costare 300 dinari all’anno. Dato che è ancora insufficiente, i bambini si portano da casa la propria bottiglia. Il guardiano ci informa inoltre che: “Il budget annuale è insufficiente” (meno di 100 dinari all’anno). Ci spiega allora di dover “pagare i prodotti per disinfettare l’acqua ad ogni riempimento della riserva”. Negli ultimi mesi, ci sono stati alcuni casi di epatite A nella scuola, ma al momento del controllo del servizio sanitario, non sono stati esaminati tutti gli alunni. Inoltre “gli agenti sanitari anche se visitano regolarmente la scuola, non ci comunicano i risultati delle analisi” testimonia il guardiano che vorrebbe “conoscere i risultati della qualità dell’acqua ogni volta che viene prelevata.”

Alla scuola elementare Essmaalia “proviamo a convincere i genitori dei bambini a non mandarli più a scuola”

A qualche chilometro da più in là, si trova la scuola Essmaalia (…) Accoglie 110 scolari.

Uno dei professori ci dice : “Dato che i servizi di salute non prendono la decisione di chiudere la scuola, malgrado gli 11 casi di epatite dichiarati, noi abbiamo convinto I genitori dei bambini a non mandarvi più i loro figli per un certo periodo”.

Anche qui l’allaccio è a un GDA “ma non direttamente al pozzo”, le interruzioni nel flusso si ripetono e la poca acqua che resta nella riserva ristagna. La scuola fa dunque ricorso a delle cisterne di acqua che ogni settimana forniscono 5m3 di acqua, acquistata per 25 dinari grazie a una colletta organizzata dagli insegnanti. Il professore, tra collera e disperazione, ci illustra un altro esempio del completo disinteresse dello stato: “Abbiamo chiesto una bandiera nazionale , per metterla all’ingresso della scuola, ma ci hanno detto che dovremmo pagarla di tasca nostra”.

Le scuola di Mejel Bel Abbes, al centro delle problematiche regionali d’acqua potabile e di epatite A.

È una coincidenza che Kasserine sia uno dei governatorati più colpiti dall’epidemia di epatite A e allo stesso tempo quello nel quale le scuole sono peggio servite in acqua potabile (27,2% di scuole servite in acqua potabile, mentre la media nazionale si aggira intorno a 66,7 %)? – vedi « Indicateurs de performance du système éducatif », Ministère de l’éducation, mars 2014

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Le condizioni di approvvigionamento evidenziano soprattutto la problematica della qualità dell’acqua. Secondo lo stesso rapporto del Ministero ,su 15 scuole controllate solo l’acqua di due scuole conteneva cloro. Si tratta di quelle raccordate alla SONEDE , tra cui la scuola El Abbassia, per la quale però il direttore affermava che l’analisi era stata falsificata. Per Alaa, dell’Osservatorio Tunisino dell’Acqua questo risultato è significativo in un contesto di epidemia di epatite A in quanto “il cloro è il principale mezzo per disinfettare l’acqua impedendo la moltiplicazione di germi e quella di batteri e virus”. Questo risultato inquietante va contestualizzato in una situazione in cui l’Ufficio nazionale per la Bonifica è assente nella zona e non funziona neppure il relativo servizio comunale.

L’epidemia di epatite A è il segnale: zero garanzia dei servizi sulla qualità dell’acqua.

In una situazione d’allerta relativa all’epatite A, al di la della diagnostica e della presa in carico sul piano medico, quali procedure e quali misure sono state messe in atto dalle autorità per contenere l’epidemia? In altre parole, come sono intervenute le autorità in una situazione di urgenza, sulle cause della crisi sanitaria, in particolare sulle cattive condizioni di accesso all’acqua e sulla mancanza di acqua potabile di qualità?

Di chi è la colpa?

Dei responsabili della distribuzione e dell’approvvigionamento delle acque?

Ci siamo innanzitutto recati al Commissariato regionale per lo sviluppo agricolo (CRDA, che dipende dal Ministero dell’Agricoltura), per confrontarci con gli agenti incaricati di assistere sul piano tecnico e materiale i GDA del Governatorato.

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I GDA sono delle associazioni miste, composte principalmente da proprietari e da coltivatori, incaricati della “protezione delle risorse naturali e e della razionalizzazione del loro utilizzo”, nonché del buon funzionamento “del materiale agricolo necessario” (articolo 5 decreto n°1819 del 1999). I GDA sono composti in maggioranza da volontari che gestiscono le attività di pompaggio, stoccaggio e distribuzione delle risorse idriche. Durante il regime di Ben Ali, venivano presentati come modelli di gestione partecipativa , mentre oggi sono bersaglio di numerose critiche e accusati di “assetare” i contadini.

Secondo Fathi Briki, responsabile della cellula locale del GDA, la responsabilità dei mancati controlli è dei servizi sanitari regionali incaricati di realizzare i controlli sulla qualità dell’acqua, ma non ci dice nulla sulle responsabilità del GDA o del CDRA, né su eventuali azioni per rispondere alle problematiche dell’approvvigionamento e della qualità dell’acqua. Per Fathi i problemi sono legati principalmente “alla mancanza di una cultura sanitaria nelle scuole”, ma anche “all’egoismo di alcuni cittadini che si accaparrano l’acqua”. Reticente ad abbordare le difficoltà dei GDA, insiste su “raccordi anarchici e furti di materiale” per giustificare la causa dei disfunzionamenti.

Seconda distributrice di acqua, la SONEDE a Kasserine ci comunica che i risultati dei tre campioni realizzati in aprile in una abitazione e in due caffè di Mejel Bwel Abbès. Sono giudicati conformi da Khitem Ben Rahma che lavora alla SONEDE di Kasserine e ci assicura che “tutte le riserve di Kasserine sono ben tenute”. Siamo in seguito andati a visitare le sole riserve della SONEDE a Mejel Bel Abbès (300m3)che approvvigiona 3000 abbonati.

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Questa foto, pubblicata su facebook dall’Osservatorio Tunisino dell’Acqua, è stata condivisa numerose volte. Secondo Abdallah e Yassine, numerosi abitanti hanno in seguito smesso di bere acqua del rubinetto. La SONEDE, in sua difesa, smentisce affermando che “queste foto non sono di Mejel Bel Abbes” , ma che comunque ci sono da fare alcuni lavori. Crédit Photo Zoé Vernin- FTDES

Il reportage analizza poi dettagliatamente i diversi passaggi in cui ciascuno degli attori coinvolti rimpalla la responsabilità del deterioramento all’altro: dalla municipalità di Mejel Bel Abbés all’Onas (Ufficio Nazionale per la bonifica e la gestione delle acque reflue), dalla Direzione Regionale della Sanità al Ministero per l’educazione.

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Nell’attesa di chiarire di chi siano le responsabilità, i risultati d’analisi della qualità dell’acqua sono allarmanti

Sono stati infine I servizi di sanità che ci hanno comunicato I risultati dei prelievi dell’acqua effettuati nelle differenti delegazioni nel 2016. A Mejel Bel Abbès si constata un’assenza totale di cloro in tutte le riserve dei GDA e una debole presenza nelle loro reti di distribuzione.(…) In effetti 15,5% dei campioni prelevati nelle riserve dei GDA e 28,3% prelevati nelle riserve presentano tracce di contaminazione batteriologica, spesso anche di germi che indicano contaminazione fecale. I risultati della SONEDE sono ben diversi: le riserve contengono del cloro e non presentano alcun segno di contaminazione. Il 20% dei campioni della Soede analizzati hanno mostrato un’assenza di cloro e nessuno ha presentato una contaminazione batteriologica.

Al momento di un’epidemia di epatite A, la guida del Ministero raccomanda le misure di prevenzione seguenti: “Proteggere, purificare, e mettere il cloro nell’acqua per l’approvvigionamento publico”. Nel caso di Mejel Bel Abbès, secondo la maggioranza dei funzionari incontrati, queste misure non sono mai state relamente adottate “per mancanza di mezzi e di infrastrutture”, ma soprattutto a causa della “mancanza di coordinazione”.

Mancanza di coordinazione”

Mourad Zougar che lavora il Progetto Acqua di Kasserine (PEK, finanziato e guidato dalla Cooperazione Svizzera e volto a migliorare la qualità dell’acqua, la riabilitazione delle infrastrutture, l’implicazione della società civile, il dialogo e la cooperazione istituzionale) constata la mancanza di coordinazione fra “ quelli che hanno in carico l’approvvigionamento e lo sfruttamento delle acque potabili e quelli che hanno per missione di sorvegliare la qualità dell’acqua”. Nonostante si sia cercato di definire azioni strategiche e una ripartizione più razionale tra i vari attori, specie in condizione di crisi, anche sulla base di un rapporto di International Alert realizzato da Raoudha Gafreh nel giugno 2017, secondo Mourad “l’equipe che è stata formata non è ancora molto funzionale”. Egli conta molto sul ruolo della società civile.

Abbiamo incontrato, durante la nostra visita a Kasserine, Sofien, presidente dell’Associazione Regionale della Protezione dell’Ambiente di Kasserine (ARPEK), di cui uno dei progetti è attualmente sostenuto dal PEK. Sofien ci spiega che “questo progetto lavora sulla dimensione sociale e comunitaria del miglioramento della qualità dell’acqua, animando delle sessioni di sensibilizzazione e di concertazione tra i GDA, le scuole e la popolazione”. Dato che ci sono conflitti tra GDA e abitanti, questo progetto sembra in effetti contare su soluzioni e riconciliazioni elaborate a livello micro-locale, in attesa che i poteri publici assumano la loro responsabilità e garantiscano l’accesso all’acqua potabile per tutti.

L’accesso all’acqua: “primo trattamento di prevenzione”garantito dalla costituzione?

Tra marginalizzazione del territorio sul piano dei mezzi e delle infrastrutture publiche e “crisi idrica” in Tunisia, l’inchiesta sottolinea le diverse mancanze delle autorità locali per indagare l’epidemia di epatite A a Mejel Bel Abbès e a Kasserine.

Mejel Bel Abbès: al margine del margine

Le differenti testimonianze dei funzionari pubblici dimostrano come le carenze e i disfunzionamenti dei servizi si accumulino a Kasserine e in particolare a Mejel, come si può vedere dalla situazione nelle scuole. Rebhi Ali, sindacalista nel settore della sanità dell’UGTT a Mejel Bel Abbès, afferma che il dispensario per le medicine è insufficiente e che i controlli dell’’acqua, che dovrebbero essere eseguiti quotidianamente dall’unità dei tecnici dell’igiene publica, “non vengono in realtà quasi mai fatti per di mancanza di risorse umane e di mezzi logistici”. … All’ufficio della SONEDE ci si lamenta del fatto che “non c’è nessun laboratorio per controllare la qualità dell’acqua nel Governatorato di Kasserine, e che il più vicino si trova a Sousse” e che “le riserve d’acqua sono insufficienti per garantire la continuità di approvvigionamento in acqua potabile per gli utenti

Anche all’’Onas, N. Badri presenta ugualmente l’approvvigionamento come un “indicatore di marginalizzazione”. “Kasserine aveva fino al 2004 solo una stazione di depurazione, mentre il governatorato di Monastir (sulla ricca costa n.d.T.) ne aveva 6”. Oggi ci sono due stazioni di depurazione a Kasserine e a Sbeitla e 4 stazioni di pompaggio nel Governatorato che permettono di portare l’acqua a un quarto degli abitanti. “Nelle altre delegazioni lo scarico delle acque reflue si fa nei fiumi più vicini,senza che vengano trattate in alcun modo ” aggiunge. La quantità degli scarichi è descritta anche nel rapporto di Raoudha Gafreh per International Alert, già citato, che mostra come “le acque usate e non trattate” sono sempre più frequentemente utilizzate per irrigare le terre agricole, quando non continuano il loro percorso verso Sidi Bouzid e Kairouan. Secondo N. Badri, “troviamo anche tracce di metalli pesanti, in parte legate agli scarti di una fabbrica di pasta di carta e ai rifiuti domestici che si infiltrano nelle terre contaminando le nappe d’acqua sotterranea”. Comunque attualmente è in programma l’installazione di 5 stazioni di depurazione (…)per le circoscrizioni di Thala, Feriana-Talabet, Sbibaa-Jedelienne, Hassi El Farid e Foussena. Quanto a Mejel Bel Abbes (Hidra e Layoune) “niente è sicuro, ma la Banca Africana di Sviluppo avrebbe donato un accordo di principio per finanziare stazioni di depurazione in 80 comuni della Tunisia”….

Ma il problema è globale. Con una disponibilità di acqua estimata a 470 m3 per abitante per anno, la Tunisia è considerata dall’OMS in “penuria idrica”Ma si tratta di penuria d’acqua o piuttosto di indisponibilità d’acqua potabile?

A Mejel Bel Abbès l’8,64% delle abitazioni è situata a più di un kilometro da una fonte d’acqua potabile (ossia 387 famiglie). Le altre si trovano più vicine o sono allacciate direttamente, tuttavia soffrono anch’esse di tagli dell’acqua corrente. Eppure la regione di Kasserine dispone di importanti risorse idriche (1) e delle relative infrastrutture (2) Secondo i rapporti realizzati da R. Gafrej, a Kasserine, come ovunque in Tunisia, le falde sono super sfruttate, i prelievi di acqua sono superiori alla quantità di risorse rinnovabili. Il rapporto constata come questi prelievi siano per la maggioranza dedicati allo sviluppo delle attività agricole, facendo in questo modo concorrenza al settore delle acque potabili (3).È per questo che i GDA sono ritenuti responsabili di perdite, di sprechi e anche della corruzione e dell’accaparramento delle risorse per l’irrigazione. Tutto questo deve essere rimpiazzato da un’evoluzione del settore, sempre più vittima di un modello di agricoltura intensivo che richiede sempre più acqua ed è toccato in pieno dagli effetti dei cambiamenti climatici in Tunisia. Con un clima arido e una pioviometria medio/debole (190mm/anno), Mejel Bel Abbes è perciò un territorio tra i più vulnerabili ai cambiamenti climatici in un paese in cui si prevede un abbassamento globale del 28% delle risorse idriche entro il 2030.

La Tunisia ha sete”, metteva già in guardia l’Osservatorio Tunisino dell’Acqua il 22 marzo 2017 in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Grazie al suo sistema d’allerta su internet, l’Osservatorio ha registrato in quella data 900 reclami relativi all’interruzione dell’acqua e 110 movimenti di protesta dall’inizio dell’anno: la mancanza di acqua è una realtà. (…) A Kasserine, all’ufficio locale della SONEDE, il responsabile conferma che “l’estate senza sete è stata una falsa promessa fatta dal Ministero dell’Agricoltura (da cui la SONEDE dipende) che, ad oggi, non si è assunto le sue responsabilità.” (…)

Attualmente è in corso di revisione il codice relativo all’acqua: esso consacra l’acqua “bene comune” e l’accesso a quella potabile come “diritto fondamentale” . Dovrebbe servire a “ridurre al minimo il sovrasfruttamento”,a “proteggere le risorse idrauliche dalla proliferazione delle fonti d’inquinamento” e a “introdurre il principio di decentralizzazione nella gestione delle acque”.

Ci sono poche ragioni per essere ottimisti riguardo all’adozione del codice prima delle prossime elezioni municipali del 17 dicembre ( le elezioni municipali sono state poi rinviate al 2018, n.d.T) Infatti, temiamo che la nuova versione del Codice spiani la via alla privatizzazione del settore idrico, introducendo la possibilità di “partenariati pubblici-privati”. Per citare solo il caso del Marocco, la privatizzazione ha condotto all’aumento dei prezzi della distribuzione dell’acqua e, di conseguenza, si sono sviluppati vari movimenti di protesta.

Da questa inchiesta appare chiaro come in Tunisia i servizi di base siano attualmenti produttori di ingiustizie e fattori di rischio sanitario soprattutto nelle regioni marginalizzate. Ma due domande restano in sospeso: quale politica e quale modello di sviluppo può garantire a tutti e una volta per sempre, “il diritto all’acqua”, consacrato dall’articolo 44 della Costituzione (…)? Come difendere questo diritto in un contesto dove i discorsi dominanti dei responsabili politici, e a volte da alcune componenti della società civile spesso tendono a colpevolizzare i cittadini?

[1] Secondo un recente rapporto delCommissariat Régional du Développement Agricole (CRDA) di Kasserine, « la regione dispone di importanti risorse idriche stimate a 271 millioni di metri cubi all’anno, oltre alla presenza di 29 nappe di superficie (…) e 29 nappe freatiche

[2] Secondo il rapporto di R. Gafreg per International Alert, vi sono 2 grandi dighe, 19 dighe collinari, 77 laghi collinari et 515 opere per la conservazione delle acque e del suolo.

[3 Secondo lo stesso rapporto, nel governatorato di Kasserine, il 76% delle risorse idriche è dedicato all’agricoltura, il 21% all’industria e il 3% per l’acqua potabile.

L’inchiesta completa è stata pubblicata il 7 settembre 2017 su sito del Forum Tunisien pour les Droits Economiques et Sociaux (FTDES)

Traduzione dal francese a cura di Giulia Bonacina

Riduzione e adattamento a cura di Patrizia Mancini