Intervista a cura di Thierry Brésillon
Al termine di due sedute burrascose il 27 marzo il Parlamento tunisino ha rifiutato di accordare all’Istanza Verità e Dignità (IVD) il prolungamento del suo mandato fino al 31 dicembre. Numerosi deputati e giuristi denunciano “un colpo di Stato contro la giustizia di transizione”, ritenendo che il Parlamento non dovesse validare la decisione e che, con meno di 73 voti espressi, non vi fosse il quorum necessario per la validazione del voto stesso. Eppure in quattro anni l’Istanza incaricata di fare i conti con la dittatura ha raccolto 63.000 dossiers che riguardano violazioni dei diritti umani fra il 1955 e il 2013. Ha ascoltato 50.000 persone. Indebolita da tensioni interne, essa non ha mai cessato di sollevare violente critiche e fra queste molte si sono concentrate sulla persona della sua presidentessa Sihem Ben Sedrine. Thierry Brésillon, inviato a Tunisi per Le Soir, l’ha intervistata.
Lei contesta la decisione del Parlamento. Ne terrà conto?
Si tratta di un imbroglio giuridico-politico: questa decisione ha tutti i tratti dell’illegalità, ma dato che è stata elaborata nel quadro legale del Parlamento, avrà un impatto legale. Si sarebbe potuto presentare ricorso alla Corte Costituzionale, ma ancora questo organo non è ancora stato creato(cosa che avrebbe dovuto accadere nel gennaio 2015 ndlr). E’ terribile. Se questo voto verrà confermato, ci saranno conseguenze giuridiche e saremo obbligati a tenerne conto. Noi trattiamo con le isitituzioni giudiziarie, prendiamo decisioni che riguardano le riparazioni dei torti inflitti alle vittime, ogni atto dell’IVD fuori da un quadro legale dopo il 1° giugno potrà essere invalidato. Non possiamo mettere gli interessi delle vittime così in pericolo.
La traduzione giudiziaria del lavoro dell’IVD è minacciata?
Il potere ci impedisce di prolungare il nostro mandato perché stiamo cominciando a trasmettere i dossier alle camere specializzate. Per fare il massimo in due mesi, metteremo sotto pressione le nostre equipe ed esamineremo i casi più significativi. Ma abbiamo fatto grandi passi avanti per i dossier. Abbiamo già potuto consegnarne uno alla camera di Gabes, che riguarda 14 autori di violazioni in un caso di sparizione. Abbiamo raccolto i dati riguardanti 53.000 casi di violazione dei diritti umani. La nostra logica consiste nel trasmettre alla giustizia i casi più gravi che riguardano crimini contro l’umanità e per i quali possiamo ricostruire l’intera catena di comando. In questo modo, con una dozzina di dossier, possiamo portare davanti alla giustizia il cuore della macchina repressiva del vecchio regime. Ma è sicuro che la pressione che abbiamo subito si ripeterà per la giustizia. Vi è una evidente mancanza di cooperazione da parte dei Ministeri della Difesa e degli Interni i quali rassicurano gli autori delle violazioni che non saranno perseguiti, che non hanno bisogno di presentarsi quando vengono convocati. Continuano a negare e rifiutano di rispondere Ma noi faremo causa contro coloro che continuano a ignorarci. Sono rari quelli che hanno riconosciuto le loro responsabilità e espresso pentimento.
A che punto siete con i crimini economici e finanziari sottoposti ad arbitraggio fra chi li ha commessi e lo Stato?
Abbiamo circa 2.400 dossiers d’arbitraggio che riguardano alcuni affari di corruzione e appropriazione indebita. Solo per tre di essi si è raggiunto un accordo. Per gli altri, il contenzioso dello Stato , sotto il controllo del Ministero del Demanio di Stato ,si rifiuta di portarli a termine per motivi politici , con persone che peraltro sono pronte a versare denari nelle casse pubbliche. E’ la Presidenza della Repubbliche la causa di tutti i blocchi della giustizia di transizione.
Le si rimprovera di essere animata da spirito di vendetta, di dividere i tunisini…
La Tunisia è divisa fra Nord e Sud, fra vittime delle violazioni e coloro che hanno beneficiato dello Stato, fra campi ideologici…E’ una realtà. Non siamo noi a creare queste divisioni. Mettendo in luce queste fratture, l’IVD, al contrario, innesta una dinamica virtuosa per calmare le tensioni e costruire una società più inclusiva . Quelli che ci rimproverano di rivelare queste fratture si augurano che nulla cambi per proteggere le loro posizioni.
Come contate di proseguire nella giustizia di transizione?
Uno dei prolungamenti dell’IVD è il fondo per l’indennizzazione delle vittime. E’ stato creato per decreto lo scorso febbraio, ma lo Stato lo doterà per una volta sola di 10 milioni di dinari (3,3 di euro). Ora, al di là della riparazione materiale, questo fondo è il simbolo del fatto che lo Stato riconosce la sua responsabilità nei crimini commessi a suo nome. Una delle mie preoccupazioni più grandi riguarda la sorte di tutti i dati che abbiamo raccolto, le registrazioni delle audizioni delle vittime, i documenti ecc. La legge prevede che, in mancanza di una istituzione incaricata di preservare la memoria nazionale, tutto verrà consegnato agli Archivi Nazionali che non li renderànno pubblici prima di trent’anni, minimo. Sarebbe una catastrofe perché queste informazioni rimarrebbero sepolte, mentre sarebbe necessario farle vivere…Più in generale, o la giustizia di transizione troverà degli aiuti nello Stato e ciò che ha iniziato produrrà degli effetti; oppure non avrà difensori e allora sarà compito della società civile, degli artisti e delle vittime fare in modo che la memoria della dittatura produca dei veri cambiamenti.
L’intervista originale è stata pubblicata il 30 marzo 2018 su Le Soir
Traduzione e adattamento dal francese a cura di Patrizia Mancini
Per approfondire:
Monia Ben Hamadi: https://inkyfada.com/2016/11/ivd-auditions-data-histoire-tunisie/
Olfa Belhassine La Tunisia saprà ascoltare la voce delle sue vittime?
Patrizia Mancini: Memoria e verità, il futuro della Tunisia (prima parte)
Patrizia Mancini: Memoria e verità, il futuro della Tunisia (seconda parte)
Santiago Alba Rico : Tunisia: giustizia di transizione e dittatura
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