Patrizia Mancini
Nella giornata di ieri due attentati, quasi simultanei, hanno colpito la città di Tunisi. Il primo obiettivo è stato un veicolo della polizia municipale che stazionava all’angolo fra la Rue Charles De Gaulle e l’Avenue de France, in pieno centro. Un uomo si è fatto esplodere nelle vicinanze dei poliziotti, ferendo 6 di loro e due passanti. Uno dei poliziotti,Mehdi Zammali, 24 anni, è deceduto in ospedale a seguito delle ferite riportate. Pochissimi minuti dopo, presso la sede dell’antiterrorismo a El Gorjani, un kamikaze in bicicletta si è fatto esplodere ferendo 4 poliziotti.
Ma già alle 3 del mattino presunti terroristi avevano attaccato la stazione di telediffusione di Orbata a Gafsa, sparando contro i militari a protezione del sito, dandosi poi alla fuga.
Una prima osservazione riguarda la scarsa“potenza di fuoco” di questi attentati che hanno fatto solo una vittima. In altri paesi azioni similari hanno comportato un numero elevatissimo di morti. Ciò fa riflettere sulla scarsa capacità di dotazione o di tecnica a disposizione dei terroristi. (mentre scrivo, sembra che l’Isis abbia rivendicato gli attentati).
Un’altra riflessione concerne il fatto che l’attentato al centro della capitale sia stato agito in una delle zone più securizzate della città e di tutto il paese, che del resto fu teatro nell’ottobre del 2018 di un antecedente, quando una donna fece esplodere una bomba artigianale a fianco di una pattuglia di poliziotti sull’avenue Bourghiba, arteria centrale di Tunisi.
Inoltre, risulta evidente come l’obiettivo di entrambi gli attacchi in città fossero le forze dell’ordine, un fatto assolutamente coerente con altri eventi verificatisi su questo territorio in cui il terrorismo non è mai del tutto scomparso, nonostante gli sforzi notevoli delle istituzioni per contrastarlo, spesso anche in violazione ai diritti umani e prendendo di mira in maniera indiscriminata ambienti religiosi. L’ attentato al museo del Bardo e quello sulla spiaggia dell’albergo a Susa dell’anno horribilis 2015 sono stati ricordati ieri in molti servizi televisivi su canali francesi e italiani, attentati che hanno ucciso turisti. Si sono dimenticati, però, che nel novembre dello stesso anno ce ne fu un altro, questa volta contro un bus della guardia presidenziale all’avenue Mohamed V (centro di Tunisi) che fece 13 morti. In realtà, in questi anni, l’obiettivo principale dei terroristi sono stati la polizia e la guardia nazionale; lo dimostra la lunga lista di morti fra le forze dell’ordine dal 2012 in poi (uno degli attentati più sanguinosi, e relativamente recente, risale al luglio 2018 in cui perirono sei membri della Guardia Nazionale , al confine algerino, nella regione di Ghardimau). A ciò si vanno aggiungere gli episodi in cui sono coinvolte le popolazioni che hanno la sfortuna di vivere nelle regioni frontaliere: la zona del monte Chaambi nella regione di Kasserine (per citarne solo una) non è mai stata completamente liberata dalle mine posizionate da gruppi jihadisti che si sono rifugiati su queste alture. Per cui non è affatto raro che qualche pastore rimanga menomato da un’esplosione, o venga ucciso da terroristi . Si tratta di avvenimenti che hanno costellato di continuo gli anni post-rivoluzione. Avevo già parlato, del resto, di Mabrouk Soltani, un pastore di soli sedici anni che venne decapitato in un’azione rivendicata dall’Isis nel novembre 2015. Gli attentati del 2015 contro i turisti che all’epoca potevano indicare un cambiamento nella strategia dell’azione jihadista, non hanno intaccato affatto il “quotidiano” delle azioni terroristiche contro militari e polizia, pur rivelando un livello di potenza inferiore al passato, e rimane il pericolo costante per le popolazioni frontaliere rappresentato dalla presenza dei gruppi sulle montagne. Questo dato potrebbe rivelare la natura episodica del fenomeno “anti-turisti”e il fatto di aver preso di sorpresa, all’epoca, le istituzioni securitarie. Sul sito di Inkyfada il giornalista Walid Mejri scriveva nel 2015: “E’ molto probabile che la tappa delle operazioni di immersione venga sostenuta da operazioni solitarie”liberazione dell’iniziativa” o “lupi solitari”. Operazioni iscritte nel manifesto della Katibat Okba Ibnou Nafaa […]nel momento in cui porta avanti una guerra psicologica contro le istituzioni dello Stato e “i miscredenti” della società tunisina. Ricordiamo come Katibat Okba Ibnou Nafaa non sia più la sola organizzazione terrorista a detenere il monopolio sul controllo dei “jihadisti locali”, dall’attacco del Bardo rivendicato da Daech […].
Il ministro del Turismo e dell’artigianato René Trabelsi probabilmente fa il suo lavoro rassicurando i turisti e sostenendo che gli attentati non siano stati contro di loro, ma “vendette” contro le forze dell’antiterrorismo, tuttavia rimane un po’ di amaro in bocca al pensiero di una certa noncuranza nei confronti dei suoi concittadini.
Per completare la giornata convulsa di ieri, il ricovero in ospedale del presidente della Repubblica Beji Caïd Essebsi, a seguito di un malore (il secondo nel giro di una settimana), ha dato il via a una serie di intox sulla sua morte, riprese anche da agenzie di stampa normalmente affidabili. Tuttavia, secondo le fonti ufficiali,il presidente che ha 93 anni, sta ricevendo delle cure ed è ancora in vita.
Mentre si diffondevano notizie e intox a ripetizione, ciò che ha reso la situazione preoccupante non sono stati tanto gli attentati, quanto l’eventuale vuoto di potere che si sarebbe creato in caso di decesso dell’anziano presidente o meglio l’incostituzionalità della situazione. Infatti, secondo l’articolo 84 (1) della Costituzione è la Corte Costituzionale che dichiara il posto vacante, sia per un periodo provvisorio che definitivo. Nel primo caso il capo del governo assume le veci di presidente, nel secondo il presidente del Parlamento. Solo che la Corte Costituzionale in Tunisia ancora non è ancora stata creata…, principale fallimento per la giovane democrazia, e non è chiaro al momento se l’istanza provvisoria che ne fa le veci abbia il potere di intervenire in questo caso delicatissimo, a qualche mese dalle elezioni legislative e presidenziali in cui il capo del governo Youssef Chahed si troverebbe in un palese conflitto di interessi nel caso in cui prendesse le veci della Presidenza della Repubblica. Lui che è uno degli ispiratori delle modifiche alla legge elettorale votate nei giorni scorsi in Parlamento che metterebbero fuori gioco nella corsa elettorale alcune forze a lui rivali.
Gli attentati di ieri potrebbero fornire un ulteriore motivo per reclamare il rinvio delle elezioni, oltre alla quasi certa impossibilità di modificare la legge elettorale nei termini previsti dalla legislazione.
Lo stato di salute di Essebsi ha creato un ulteriore fattore di incertezza a questo proposito.
1) Article 84 : “En cas de vacance provisoire de la fonction de Président de la République pour des motifs qui rendent impossible la délégation de ses pouvoirs, la Cour constitutionnelle se réunit sans délai et constate la vacance provisoire, le Chef du Gouvernement remplace le Président de la République. La durée de la vacance provisoire ne peut excéder soixante jours. Si la vacance provisoire excède les soixante jours ou en cas de présentation par le Président de la République de sa démission écrite au Président de la Cour constitutionnelle, de décès ou d’incapacité permanente ou pour tout autre motif de vacance définitive, la Cour constitutionnelle se réunit sans délai, constate la vacance définitive et en informe le Président de l’Assemblée des représentants du peuple qui est sans délai investi des fonctions de Président de la République par intérim, pour une période de quarante-cinq jours au moins et de quatre-vingt-dix jours au plus”.
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